mercoledì 7 ottobre 2015

Gerarchie Nobiliari

Buonasera a tutti, carissimi! ^-^
In questo articolo faremo un approfondimento riguardo le gerarchie nobiliari che da sempre hanno accompagnato la storia e l'evoluzione europea.



 Imperatore


La parola Imperatore (Dal latino "Imperator"= Detentore del potere coercitivo) è un termine utilizzato per indicare il sovrano di un impero, cioè di un dominio composto da più stati o popoli diversi. Il ruolo dell'imperatore è superiore a quello del Re.


Il termine imperatore è connesso all'antica Roma e più precisamente al concetto di imperium, cioè al potere militare e coercitivo, con diritto di vita o di morte. Originariamente infatti questo titolo veniva conferito in occasione del trionfo ai generali più valorosi. 
Con Giulio Cesare il titolo venne per la prima volta attribuito stabilmente come "praenomen" in virtù della supremazia di fatto conseguita nel governo. Con Augusto il termine imperator assunse il significato di capo dello stato romano, titolare del potere supremo conferitogli come " Imperium maius et infinitum". 



Re
Nella gerarchia dei titoli nobiliari quello di re può essere un grado inferiore solo a quello di imperatore. E' il titolo che spetta ai sovrani, eccetto che a quelli di piccoli stati. 






Regina

Regina è l'appellativo per un monarca di sesso femminile ("regina regnante"), oppure per la moglie di un re ("regina consorte"), ovvero ancora per la vedova di un re ("regina vedova", o, se anche madre di sovrano, "regina madre").




Principe
La parola latina "princeps" è traducibile come "primus inter pares", ossia come "primo tra pari". Fu stabilito come titolo onorifico per il presidente del senato durante la repubblica. La parola non entrò nell'uso comune per indicare la monarchia se non in età moderna; Prima del XIII secolo "princeps" veniva usato più che altro per tradurre in latino termini autoctoni o come termine generico per un potentato. Nel Cinquecento la parola assunse due sottosiginificati:

- Indica il monarca di piccoli stati sovrani, secondo l'uso del Sacro Romano Impero. 

- Indica i membri della famiglia del sovrano ( principe reale, principe del sangue, principessa reale), in quanto discendenti per linea paterna da un sovrano, nonché il principe consorte, qualora il sovrano sia una donna. 
Nelle monarchie assolute, quando previsto, il titolo di principe è il titolo nobiliare di massimo rango. 
In Gran Bretagna, Spagna, Portogallo e nelle monarchie scandinave, il titolo di principe è riservato all'erede al trono, così come avveniva nel Regno di Sardegna e in quello di Prussia. 

Le monarchie in cui il sovrano conferiva il titolo di principe quale massimo rango nobiliare erano lo Stato Pontificio, il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia. 
In Polonia e Ungheria il titolo di principe non esisteva; Nella Repubblica di Venezia tutti i nobili appartenenti al Maggior Consiglio si consideravano principi ereditari, poiché eleggibili alla carica di doge. 


Principe e Principessa Reale

Principe reale e principessa reale sono una dignità riservata a determinati membri di una famiglia reale. Tale dignità sottolinea il rapporto di stretta prossimità al sovrano e capo della casata. Per le principesse il titolo viene attribuito alla figlia maggiore. 


Principe ereditario

Un principe ereditario o principessa ereditaria è il legittimo erede al trono in uno Stato retto da monarchia. La moglie di un principe ereditario è anch'essa titolata principessa ereditaria.



Principe del sangue

Un principe del sangue è una persona legittimamente discendente per via mascolina in linea dinastica da uno qualsiasi dei monarchi ereditari di un regno. Storicamente, il termine è stato utilizzato per fare riferimento agli uomini e donne discendenti in linea maschile da un sovrano, anche se la primogenitura assoluta è diventata più comune nelle monarchie, quelle con diritti di successione in discesa femminile è più probabile che in passato da attribuire il titolo principesco.



Principe consorte

Principe consorte è la definizione comune per indicare il marito di una regina regnante, eccetto che egli stesso sia re secondo il proprio diritto.


Granduca/ Granduchessa

Granduca è un titolo sovrano ( legato ad una effettiva sovranità su un territorio) posto nella gerarchia nobiliare tra quello di re e quello di duca. Fu concesso per la prima volta nel 1569 da Pio V al duca di Firenze Cosimo I, in seguito all'annessione da parte di questi della Repubblica di Siena. Il titolo di granduca ebbe ampio successo in Europa Orientale, dove c'erano i granducati di Finlandia e Lituania. In età moderna vennero istituiti i granduchi russi: il titolo contraddistingueva i membri, maschi e femmine, della dinastia imperiale russa, diversi dallo zar e dalla zarina. 

Arciduca/ Arciduchessa


Il titolo di Arciduca fu portato dai sovrani Asburgo dell'Arciducato d'Austria e, successivamente, da tutti i membri della dinastia. Denota un rango all'interno del Sacro Romano Impero al di sotto di quello di re e sopra quella di duca.
Il territorio governato da un arciduca o una arciduchessa è chiamato arciducato.

Duca/ Duchessa

Duca, dal latino dux (dal verbo ducere, condurre, da cui anche le parole duce e doge), è un titolo nobiliare, inferiore al titolo di principe e superiore al titolo di marchese. 





Marchese/ Marchesa

Marchese è un titolo nobiliare, inferiore al titolo di duca e superiore al titolo di conte.
Dal IX secolo, ossia dal periodo dell'impero carolingio, il marchese divenne una carica nobiliare.  Per l'importanza della funzione di protezione dell'Impero dalle invasioni, i marchesi godettero di una considerazione superiore a quella degli altri feudatari territoriali, che conferì loro una discreta autonomia amministrativa e giurisdizionale, una certa indipendenza dall'Imperatore e una dignità pari quasi a quella del duca. 


Conte/ Contessa
Conte è un titolo nobiliare, diffuso in Europa, superiore al titolo di visconte e inferiore a quello di marchese.

Il nome deriva dal latino comes-comitis, letteralmente <<compagno>>. Nell'Antica Roma era un nome ufficiale usato dagli accompagnatori di alcuni magistrati. Dal III secolo in poi fu sempre più spesso usato per indicare i funzionari imperiali. Nel Medioevo erano insigniti del titolo quanti avevano seguito l'Imperatore nelle sue battaglie e si erano distinti per qualche merito. 



Langravio
Langravio fu un titolo utilizzato sopratutto nel Sacro Romano Impero e successivamente in tutti i territori che ne facevano parte, ed è comparabile a quello di conte che godeva di diritti feudali direttamente verso l'Imperatore del Sacro Romano Impero. La sua giurisdizione riguardava solitamente un'estensione considerevole di territori, che non era soggetta ad un potere intermediario quale ad esempio quello di un duca, di un vescovo o di un conte palatino. 


Conte Palatino
Conte palatino era il titolo associato ad una delle più illustri cariche dell'alto medioevo; perse gradatamente importanza nei secoli. Il nome di Conte Palatino sembra originario dal titolo di " Conte del Palazzo", ovvero del Sacro Palazzo dei re dei Franchi, dove questo titolo rimase in uso sino al VI secolo. La mansione del conte Palatino era di giudicare tutte le cause giunte in appello al tribunale del sovrano, e portare successivamente a conoscenza del Re solamente quei giudizi che riteneva importante. 

Visconte/Viscontessa
Il visconte (per i maschi) o la viscontessa (per le femmine) era un funzionario dello stato feudale, che sostituiva il conte; la carica sorse nell'età carolingia. L'autorità del visconte divenne in seguito ereditaria ed i visconti entrarono a fare parte della nobiltà.




Barone/ Baronessa
Barone è termine d'origine germanica, da bara o baro, che significava uomo libero o guerriero, e che latinizzato diventò barobaronis. In origine il termine indicava un'altà nobilità: In Bretagna i baroni (non più di 9) erano parenti del Duca. A partire dall'età moderna il titolo di barone è il più basso dei titoli feudali, benché possa essere concesso anche senza connessione con un feudo, come avviene nelle concessioni moderne, successive al periodo feudale. Nel significato moderno viene definito barone colui che detiene un potere assoluto e incontrastato in un'istituzione pubblica, specialmente nel campo universitario o professionale. 

Fonte: Wikipedia

martedì 6 ottobre 2015

Agnes Grey - Anne Bronte


Buonasera a tutti, carissimi!
Scusate la mia assenza - come ho annunciato sulla pagina Facebook questo periodo sarò piuttosto impegnata con l'università, per cui non sarò presente quanto vorrei! Voglio comunque aggiornare il blog ogni volta che posso, perché questo progetto mi piace veramente molto e voglio portarlo avanti ^-^


Questa sera torno da voi con la recensione di un libro che personalmente ho trovato davvero gradevole:

AGNES GREY di ANNE BRONTE

La lettura di questo libro mi ha riportata nella mia amata epoca vittoriana, uno dei periodi storici che maggiormente preferisco - sia per quanto riguarda libri che film.
Anne Bronte è la minore di sei figli, tra cui ricordiamo le famose sorelle Charlotte ed Emily, autrici di capolavori come Jane Eyre e Cime Tempestose ( di cui, prima o poi, vi parlerò)!


Anne rispetto alle sorelle è sempre stata più schiva e timida, sempre ligia al dovere e dotata di una morale impeccabile; questi tratti vengono ampiamente ripresi da Agnes Grey, protagonista del suo romanzo, che possiamo definire una sorta di autobiografia. I parallelismi con la vita della giovane autrice sono molteplici: Agnes, come Anne, decide di dedicare la sua vita al prossimo e lo fa diventando istitutrice presso alcune facoltose famiglie inglesi; e ancora Agnes, come Anne, ha un forte legame con la sua famiglia, che rimane il punto fermo e il cardine principale della sua vita. 

Le avventure di Agnes Grey come governante non iniziano proprio nel migliore dei modi. La prima famiglia in cui la giovane trova lavoro, i Bloomfield, non sono quello che comunemente potremmo definire un buon esempio. I bambini sono viziati e capricciosi oltre ogni immaginazione, i genitori si occupano poco e niente di loro e, inoltre, ne giustificano ogni comportamento insensato, limitando ampiamente il potere decisionale di Agnes in merito alla loro educazione. Anne Bronte, tramite gli occhi e le orecchie di Agnes, ci descrive quelli che a suo giudizio sono i vizi (tanti) e le virtù(poche) della sua epoca, e non manca di farci conoscere la sua posizione in merito. 
Agnes è una donna esageratamente legata alla morale, il che - se da un certo punto di vista è un bene, dall'altro a lungo andare può risultare pedante. Questa pesantezza si riscontra nella seconda esperienza della giovane istitutrice presso la famiglia Murray, dove si ritroverà a badare a due adolescenti che sono agli antipodi: Rosalie è civettuola, affascinante, ama essere lodata; mentre Matilda è selvaggia, uno spirito ribelle che ama andare a cavallo e ha un carattere piuttosto scontroso. Agnes non perde l'occasione di rivolgersi al lettore e di sottolineare come alcuni atteggiamenti delle signorine siano eccessivamente contrari al buon gusto e alla morale. Capisco che ci troviamo in epoca vittoriana e che la rigidità e la severità fanno da padrone, ma ci troviamo pur sempre in presenza di due ragazze nel fiore della loro gioventù, per cui mi sarei aspettata da Agnes quel minimo di comprensione in più che l'avrebbe resa ai miei occhi ancora più gradita.


Per il resto non ho nulla da recriminare a questo romanzo, scritto in una prosa deliziosa, scorrevole e mai banale. Bellissime le ambientazioni e le descrizioni, ricchi di contenuto e spessore anche i dialoghi. Adoro lo stile inglese dell'Ottocento, per cui romanzi di questo tipo entrano nelle mie grazie sin dalle prime righe. Ottima anche l'idea di inserire la componente amorosa senza perdere di vista l'obiettivo principale del romanzo; la simpatia tra Agnes e il signor Weston troverà la sua strada verso la fine, mantenendosi piuttosto marginale nel resto della narrazione. 
Riconosco che " Agnes Grey" non è all'altezza di Cime tempestose o di Jane Eyre, ma nonostante ciò resta un libro ben scritto che sicuramente accrescerà il sapere e la curiosità di chi si appresta a leggerlo.